Dreamers Of The Ghetto
Diego Roma Filed Under: Etichette: Dreamers Of The Ghetto, Jonathan Jones, Lauren Jones, Luke Jones, Marty Sprowles
Tutti i "ghetti" della musica americana in 8 tracce
"Siamo una band. I nostri sogni corrono senza controllo, il nostro viaggio è senza fine. Con una storia d'amore nel nostro cuore e il fuoco nelle nostre viscere che incitano amore e violenza negli ascoltatori. Siamo le sirene nelle vostre orecchie. Benvenuti nel nostro mondo".
Così si presenta quest'accolita di sognatori vecchio stampo, che autoproducono un album omonimo solcato da 8 tracce decisamente indifferenti alle sofisticate procedure richieste dal "passo coi tempi". I Dreamers Of The Ghetto mutuano il loro nome da un vecchio libro di fine Ottocento di Israel Zangwill, scrittore inglese che racconta l'importanza del ghetto ebraico per la sopravvivenza della cultura giudaista.
Se qui si vuole dunque difendere qualcosa, allora ci pare che si tratti di un'ispirazione fuori dal comune, urgenza che si intaglia a tratti col il rock ruvido, a tratti con il soul corale, la black music e addirittura col gospel. E' l'America, insomma, la cui musica è un miscuglio di tanti "ghetti", che nonostante tutto restano vivi.
Coraggiosi oltremodo dunque Jonathan Jones (chitarra, synth e beat, voce), Luke Jones (voce, basso, synth e beat), Lauren Jones (synth & beats, voce, MA SONO UNA FAMIGLIA?) e Marty Sprowles (tamburi, "tuoni e fulmini", si legge). Il loro "self-released" album sa far sognare usando la materia prima della musica: basso, batteri(e), chitarra, qualche synth. E di questi tempi è un pregio.
Official Listening
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"Siamo una band. I nostri sogni corrono senza controllo, il nostro viaggio è senza fine. Con una storia d'amore nel nostro cuore e il fuoco nelle nostre viscere che incitano amore e violenza negli ascoltatori. Siamo le sirene nelle vostre orecchie. Benvenuti nel nostro mondo".
Così si presenta quest'accolita di sognatori vecchio stampo, che autoproducono un album omonimo solcato da 8 tracce decisamente indifferenti alle sofisticate procedure richieste dal "passo coi tempi". I Dreamers Of The Ghetto mutuano il loro nome da un vecchio libro di fine Ottocento di Israel Zangwill, scrittore inglese che racconta l'importanza del ghetto ebraico per la sopravvivenza della cultura giudaista.
Se qui si vuole dunque difendere qualcosa, allora ci pare che si tratti di un'ispirazione fuori dal comune, urgenza che si intaglia a tratti col il rock ruvido, a tratti con il soul corale, la black music e addirittura col gospel. E' l'America, insomma, la cui musica è un miscuglio di tanti "ghetti", che nonostante tutto restano vivi.
Coraggiosi oltremodo dunque Jonathan Jones (chitarra, synth e beat, voce), Luke Jones (voce, basso, synth e beat), Lauren Jones (synth & beats, voce, MA SONO UNA FAMIGLIA?) e Marty Sprowles (tamburi, "tuoni e fulmini", si legge). Il loro "self-released" album sa far sognare usando la materia prima della musica: basso, batteri(e), chitarra, qualche synth. E di questi tempi è un pregio.
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