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Diego Roma Filed Under:

Non si capisce una mazza, come al solito.

Consiglio dei Ministri del 12 ottobre 2007, in vista di una nuova definizione di regole riguardanti il mondo editoriale. Chiunque svolga attività editoriale dovrà a breve registrarsi presso il ROC, organo dell'Autorità per le Comunicazioni che ha compito di controllo sulle pubblicazioni in questo paese.

Il disegno di legge parla chiaro già all'Art. 1:

"Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso".

Stampa, Web, informazione, formazione e intrattenimento, come da definizione, sono prodotti editoriali, dunque oggetto di nuove norme e nuove procedure di controllo. In nome del pluralismo. Se abbiamo capito bene.

Ma forse abbiamo capito male. Il padre della riforma, Ricardo Franco Levi, interpellato sull'argomento, dichiara testualmente: " Non abbiamo interesse a toccare i siti amatoriali o i blog personali, non sarebbe praticabile".
Cominciamo a trovare qualche difficoltà nel definire cosa sia un blog.

Ma andiamo avanti.

L'Art.7 (Attività editoriale su internet) del disegno di legge mostra i denti:

"L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa".

Lucarelli direbbe: "paura!" Infatti, se per attività editoriale si intende ogni tipo di contenuto (compreso l'intrattenimento!), distribuito con qualsiasi mezzo, un giovane blogger, nato nell'era di internet e abituato a scrivere le sue opinioni in piena libertà sulla Rete potrebbe, in definitiva, macchiarsi di reato, perseguibile in termini di Codice Penale.

Ma vediamo se stiamo esagerando.

(Art.7 Comma 2)
"Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni".

Un blogger, dunque dovrebbe essere autorizzato da qualcuno, nel peggiore dei casi da se stesso, per pubblicare le sue opinioni o notizie. E, in alternativa, cosa fare? Risposta: trovarsi un editore. Il che significa, in soldoni, che se non puoi farti parare il culo da un editore, che difficilmente autorizzerebbe chiccessia a pubblicare opinioni personali, devi andare a casa, baracca e burattini.

Non ci si capisce una mazza. Ma se quello che abbiamo capito noi dovesse avvicinarsi a verità, invece di andare a casa, dovremmo tutti cercare un nuovo server, non italiano, per continuare a dare applicazione all'Art. 21 della nostra Costituzione.