Aidan Knight - Versicolour
Diego Roma Filed Under: Etichette: Adventure Boys Club, Aidan Knight, Canada, Versicolour, Victoria
Il disco di formazione, tutti i colori del folk in una "tavolozza" di otto canzoni
Giovanissimo, gracilino e canadese. Ecco a voi Aidan Knight, alla sua prima prova da cantautore dopo una lunga gavetta come supporto alle band più disparate. Esce dall'ombra con canzoni semplici, senza pretese ma con bagliori improvvisi di pura melodia. A metà tra disco ed Ep, il recentissimo Versicolour (Adventure Boys Club, 2 marzo 2010) è un po' come un arcobaleno, il cui risultato finale è più della somma delle parti. La riprova è che il giovane Knight passa dallo strumentale al cantato con ingenua disinvoltura, istinto si direbbe: chiede sfacciatamente qua il supporto di una tromba, lì l'ombra di un violoncello, altrove lo squarcio di un riverbero a chiaroscuri.
L'effetto sonoro è quello di immaginare Aidan Knight sempre in compagnia: ci sono voci femminili che frigolano sullo sfondo, riff di chitarra, le percussioni, perfino qualcuno che si occupa di effetti e diavolerie elettroniche. Un'illusione? Forse, ma le otto canzoni di Versicolour, tra una steel guitar di puro folk americano, lo strimpellare poetico alla Nick Drake e l'orchestralità di un acerbo Andrew Bird, convincono.
Ci sono, insomma, i colori giusti sulla tavolozza di Aidan, il suo pennello di sbavature cerca di farne il meno possibile. Per ora la strada privilegiata pare quella dell'apprendistato: chissà che un giorno non ne esca fuori il capolavoro.
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Giovanissimo, gracilino e canadese. Ecco a voi Aidan Knight, alla sua prima prova da cantautore dopo una lunga gavetta come supporto alle band più disparate. Esce dall'ombra con canzoni semplici, senza pretese ma con bagliori improvvisi di pura melodia. A metà tra disco ed Ep, il recentissimo Versicolour (Adventure Boys Club, 2 marzo 2010) è un po' come un arcobaleno, il cui risultato finale è più della somma delle parti. La riprova è che il giovane Knight passa dallo strumentale al cantato con ingenua disinvoltura, istinto si direbbe: chiede sfacciatamente qua il supporto di una tromba, lì l'ombra di un violoncello, altrove lo squarcio di un riverbero a chiaroscuri.
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