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The Devil Makes Three

Diego Roma Filed Under:

Ironia, spaesamento e tradizione americana. Quando il diavolo ci mette lo zampino...




E'passata una settimana esatta dall'ultimo post. Un po' troppo è vero, ma più che cacciare il nuovo a tutti i costi, è bella l'indagine. E l'indagine richiede tempo.

Un'altra passeggiata in terra d'America, ancora una volta per attraversare le infinite sfumature del folk a stelle e strisce. Se vi ricordate ci eravamo lasciati nel Texsas delle melodie vellutate di Ola Podrida. Ora prendiamo il nostro fagotto e migriamo verso territori più aspri, per inseguire le avventure di un trio chiamato "The Devil Makes Three".

Il nome del gruppo, che in italiano dovrebbe corrispondere a un conteggio in cui "il terzo è il diavolo", o in altre parole che "siamo io, te, e con il diavolo siamo tre", si riferisce al trio composto da Pete Bernhard (chitarra), Lucia Turino (contrabasso) e Cooper McBean (benjo et al.).


E' ancora una volta musica fotografica, di spostamento, di migrazione continua in cerca della terra promessa. E forse non è un caso che proprio il mese scorso, a ri-produrre il loro primo lavoro uscito nel 2002 sia stata la Milan Records, che tra l'altro si occupa di produzione di colonne sonore.

La biografia di "The Devil Makes Three" sta in mezzo tra la storia e la leggenda, li vede spostarsi dal Canada verso una fattoria che alleva marmotte nel Vermont, e di lì ancora in giro a suonare fino a quando nel 2002 producono il primo album e finiscono nientemeno che in Scandinavia, la seconda patria del folk americano. Il richiamo della terra d'origine però li fa spostare ancora, questa volta in California, dove tuttora vivono, a loro dire, in una grotta.

Quel che è certo è che l'itinerario tracciato dalla musica di The Devil Makes Three, è fedelmente un viaggio e un incrocio di generi, un amalgama di bluegrass, folk, country e ragtime che scavalca i confini federali per disperdersi in mille sfumature realizzate con i poveri mezzi della tradizione americana, dove c'è posto per stumenti a corda, certo, ma non per la batteria, che viene di volta in volta rimpiazzata da schiaffi alla chitarra alla Howe Gelb, slap di contrabbasso, frenetici arpeggi di banjo e approccio punk alla Slim Cessna's Auto Club.

Modernissimi, se non avanguardistici, sono invece l'ironia, l'umorismo, il carattere genuino e mai scontato di questo trio, che affianca canzoni di protesta a racconti popolari, con una energia vigorosa e un approccio rigorosamente acustico.

Il suono è pieno nonostante i pochi mezzi, le melodie sono forbite nonostante la semplicità di ascolto, e soprattutto con i "The Devil Makes Three" si viaggia alla grande, macchina cavallo o treno merci, possiamo aspettarci di trovarli in giro a suonare il loro bluegrass senza troppi complimenti. L'invito è come sempre quello di lasciarsi andare alle coreografie suggerite da questa ulteriore variazione della infinita confusione di sonorità che ci regala la più che mai contraddittoria terra d'America
.


FONTI:
Myspace
Sito Ufficiale
Milan Records