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The New Year, il nuovo album a settembre

Diego Roma Filed Under:
The end's not near


Stoppate la radio. Questa è' una notizia di non poco conto per le persone con cui ho condiviso nel tempo momenti e gusti musicali.

Dopo l'ultimo, meraviglioso The End is Near (2004) - che era succeduto al bellissimo Newness Ends (l'ossessione della fine, appunto) - annunciano l'uscita del nuovo album per il prossimo settembre. E lo fanno postando un video della canzone che apre quel lavoro, The end's not near (va a capire...), mai visto prima. E' qui che io cascai nel 2004: in questo soffice, melanconico e liturgico brano in cui le chitarre sembrano violini e tutto il mondo sembra dirigersi verso una plumbea, dolce, melodica catastrofe.



Band misconosciuta nata dalle ceneri di Bedhead (ancora più sconosciuti), capitanata dai fratelli Matt & Bubba Kadane, entrambi chitarristi (e qui di chitarre se ne sentono, ma in un modo molto particolare), uno di loro insegnante di storia e letteratura moderna, mostri sacri nel mio piccolo olimpo rock.

Avari più che mai di apparizioni e di videoclip, alcuni loro vecchi lavori con Bedhead sono ormai introvabili. Quanto di meglio abbia fatto in tutte le epoche il (post) rock. Di sempre.

Non voglio lasciarmi andare troppo ai soggettivismi, altrimenti strabordo, ma The New Year è veramente un linguaggio nuovo, una grammatica soffice e sofisticata, che cresce come una marea, stride e commuove come la nostra anima: è filosofia della musica.

Tutte le informazioni qui e qui

Prego, non sottovalutare.

Buon ascolto.



Kevin House :: A World of Beauty

Diego Roma Filed Under:
Storie senza parole


Questo album avrebbe certamente trovato spazio nella soundtrack del film Into The Wild. Visionario, delicato e poeticamente naturalistico, archivio di fiumi, pietre, nostalgie e suoni che giungono dal più profondo rapporto dell'uomo con le cose del mondo e dell'uomo con se stesso.

Non un eruzione di zampillanti meteore, ma un germogliare idilliaco di melodie sommesse, di piccole grandi liriche aggrappate all'anima, di pitture, ecco, che si rappresentano coi colori primari e con l'intuito della passione.

Kevin House ha una storia da vero trovatore giramondo. Nato in Inghilterra e trapiantato in Canada, inizialmente squattrinato come un personaggio di John Fante, viaggia e si dedica alla sua attività principale, la pittura, vendendo per le strade di New York le sue tele arrotolate. Non sa ancora che lo aspettano gli acuti osservatori dei giornali canadesi (National Post, Bark Magazine, Elle Canada).


Dipinge animali, pugili, caricature di vita vissuta, ritratti (a modo suo) di artisti e personaggi e altre categorie della realtà difficilmente classificabili. Sono storie senza parole, come da titolo di una sua canzone. Visionario, fantasioso, dissonante e con un grande gusto per il dettaglio, mantiene queste caratteristiche anche nella sua musica.

Dopo l'album di debutto "Gutter Pastoral" (2004) esce nel 2007 il delizioso "A World of Beauty" in cui si dipingono (pardon, si suonano) le sue Myricae, con la grazia disarmante di un Nick Drake e l'intimismo di quei perdenti destinati a grandi cose.

Io mi sono infatti perduto nelle sue canzoni, difficilmente un compositore che sceglie di giocare al ribasso riesce ad emozionare tanto. Dedicate un minuto alla Title Track "A World of Beauty", o alla meravigliosamente stonata "Stories without words" (le starete già ascoltando immagino), poi valuterete se stazionare sul suo Myspace oppure se passare oltre.

FONTI:
Myspace (info e ascolti)
Sito Ufficiale (info e foto)
CBC Radio 3 (ascolti e web radio)

Pas Chic Chic: Au Contraire

Diego Roma Filed Under:
Pop francofono da Montreal

Pas Chic ChicCi piacciono le cose strane, le cose nuove, le cose mescolate e indefinibili perché tale è l'epoca in cui viviamo. Signore e signori, ecco a voi Pas Chic Chic.



Qualche notizia ora ci vuole.

Pas Chic Chic è una band del Canada francofono, nascono nel 2005 ma solo nel 2006 realizzano un 7 pollici a tiratura limitata. Quest'anno debuttano con l'album Au Contraire, una sorta di gioiello pop... al contrario, cantato in francese, destrutturato come un collage e, per quello che è dato sentire, fatto con maestria. Ma facciamo una sosta:



Singolare no? E forse non proprio facile al primo ascolto. Francesismi sonori, atmosfere '80, organi e tastiere dalla vena psichedelica, piccole délicatesse d'oltralpe innestate sul grande fenomeno musicale made in Canada.

A spiegare, ma solo in parte, l'effetto straniante di Au Contraire, può essere di aiuto la genealogia della band. Roger Tellier-Craig scrive i testi e suona la chitarra, proviene dalla famiglia Godspeed You Black Emperor! ed ha alle spalle un certo sottobosco sperimentale (Fly Pan Am, Set Fire To Flames, Et Sans). Radwan Moumneh (altra chitarra), sta nella squadra dello studio di registrazione Hotel 2 Tango, che in questi anni ha ospitato album per Wolf Parade, The Dears, Arcade Fire, Basia Bulat e altri. Ha suonato nei Cursed e anche lui è passato per l'erma cangiante dei Godspeed, nella veste A Silver Mt. Zion.


Il batterista Eric Fillion è un insegnante di storia che non ha disdegnato esperienze musicali (Cobra Noir, The Black Hand, and IRE). Pedegree simile per il bassista. voce fuori dal coro, ma nemmeno tanto, Marie-Douce, presenza femminile che conferma il boom candadese in questo senso. Ha scritto le canzoni con Roger Tellier, suona la Farfisa, il Maxi-Korg e il Mellotron (sono varianti della tastiera) e oltre a curare una fanzine, Amazine, si occupa del suo locale Casa del Popolo (nome italiano!) di Montreal, dove organizza serate musicali.


Curiosità: sul sito del locale usano molto italiano, e hanno un calendario fittissimo di concerti. Se dovessimo capitare un giorno a Montreal, sappiamo dove andare.

FONTI:
Sito Ufficiale (anche le foto)
YouTube
Myspace
Semprini Records (etichetta)
Casa del Popolo (Montreal)


The Gray Race: Give It Love

Diego Roma Filed Under:
Se la musica bussa alla tua porta...


Eccoli, mi hanno bussato mentre legiucchiavo un libro già letto, tra la noia e la stanchezza di una sera "correct", anche troppo. Hanno fatto come facevano i personaggi con Pirandello: "la prego signore, ci dia udienza...". Ma in questo caso io non sono Pirandello, e loro sono tre americani di Brooklyn (NY) sotto il nome The Gray Race.

Io me li ascolto bene bene, e mi spiegano tutta la loro raffinatezza un tantino decadente, che strizza l'occhio a certe atmosfere crepuscolari ma niente affatto dimesse. Mi fanno così ascoltare le loro quattro canzoni tratte dall' LP di debutto, Give it Love, molto semplici e raffinate, di una solare malinconia che è tra le cose che predilig(iam)o. C'è chi avverte somiglianze con i primi Cure e con Rufus Wainwright, io appoggio e ci sento anche molta tradizione americana in sottofondo, le radici folk-blues. Se è per questo sanno mentire molto bene questi The Gray Race, perhé è tutto dissimulato sotto una legerezza pop che mi sa molto di novità. Comunque il giudizio ai posteri. E a voi, naturalmente.

Buon ascolto e buona visione.



FONTI:
Sito Ufficiale
I guess i'm floating (Foto e dritta)
Myspace

You Tube