... and no excuses...
Domenica di pioggia, giorno ideale per chiudersi nella gabbia sonora. Cominciamo subito.
Bat For Lashes
Per Natasha Khan, aka Bat For Lashes Two Suns è il secondo lavoro, e arriverà solo il prossimo aprile. E' lei alla guida del quartetto che ha fatto impazzire le orecchie di mezzo mondo con il debutto Fur And Gold (Echo). Trip hop folkeggiante, che a tratti fa pensare a Bjork, a tratti al lato femmineo del primo Tricky, ma anche a cantautrici più genuine come Cat Power. I pezzi, intrisi di sinth, sanno essere melodici e caldi. Voce dipanata sulle più diverse sonorità, chiusa in ballate intimiste o aggressiva con i ritmi dell'elettronica. La cantante anglo-pakistana richiama alle atmosfere inconsce di Portishead. E questo basti a incuriosire.
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Immaculate Machine
Sempre ad aprile è in uscita il quarto lavoro di Immaculate Machine, High on Jackson Hill (Mint Records). Siamo in questo caso alle latitudini canadesi. I cinque (una donna) privilegiano la vera pop song, che graffia e diletta in poche battute. Voce maschile e femminile si alternano, suonano pezzi coinvolgenti, musicali e trascinanti, e vanno verso una raffinatezza sempre più compiuta, che dal debutto One and Zeros si esprime nel loro lavoro più riuscito, Fables. Conosciuti nel migliore circuito della musica indipendente, si sono avvalsi di collaborazioni illustri tra cui Franz Ferdinand e Arcade Fire. Spumeggianti.
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Melpo Mene
Questo folksinger di Stoccolma assomiglia molto, forse troppo al compianto Elliott Smith. Ma la cosa non dispiace, anzi stupisce e allieta canzone dopo canzone, perché Melpo Mene le canzoni le sa scrivere e cantare con un coinvolgimento e una maestria che non danno tregua. Il suo primo lavoro, Holes, risale al 2004. Violini, pianoforte, folk guitar e elettronica, con una voce tenera e confusa che affascina al primo ascolto. Ora è uscito il suo secondo album, Bring The Lion Out. Potete tranquillamente lasciarci la vostra anima nelle mani di Melpo Mene.
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The Ting Tings
Passiamo ora al versante, diciamo così, più commerciale. The Ting Tings sono i britannici Katie White, componente della girl band TKO e Jules De Martino. I due si incontrano nel 2006 ed insieme girano i club inglesi finché non vengono notati dall'etichetta discografica locale Switchflicker. Autori di cosiddetta indietronica, sommano lo strumento rock ai campionatori, nel loro repertorio trovate suoni che dall'oggi scendono via via ai '90 e agli '80. Sprigionano energia pura e pur essendo molto in voga su Mtv il loro sound non riesco a scollarmelo di dosso.
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Dent May
Dent May riesce a far apprezzare la semplicità. Chitarre, coretti, qualche soffio di piano e di tromba. In fondo la musica del giovane americano, che al suo esordio ci riporta, un pò meno aggressivamente di Adam Green, a quelle melodie anni '50 è tutta qui, in quegli anni in cui gioia e nostalgia non erano una contraddizione. Il suo disco, The Good Feeling Music Of Dent May And His Magnificent Ukulele è un meraviglioso affresco di quei giorni soleggiati e incerti, in cui l'America sapeva di poter decollare e i suoi giovani si innamoravano fuori dai college. Tiene, senza sbavature, il lavoro di Dent May (Paw Tracks). Originale pur nella sua retrospettiva, delicato e orecchiabile, smentisce l'assunto che il bello debba essere per forza il nuovo.
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Woodhands
Per gli amanti del post punk intriso di elettronica c'è Woodhands, di stanza a Toronto. Sfocati e misti come un torbido cocktail alcolico, suonano un rock elettronico epico e strainante, dalle infinite sfumature, a tratti sfociano nella dance e anche nell'hip hop, l'approccio è quello da rave party,si sostituiscono di volta in volta e hanno una marea di collaboratori, sono tutti già in altre band. Si sa, la scena canadese fa di queste cose.
Bene, saluti e buon ascolto.
Domenica di pioggia, giorno ideale per chiudersi nella gabbia sonora. Cominciamo subito.
Bat For Lashes
Per Natasha Khan, aka Bat For Lashes Two Suns è il secondo lavoro, e arriverà solo il prossimo aprile. E' lei alla guida del quartetto che ha fatto impazzire le orecchie di mezzo mondo con il debutto Fur And Gold (Echo). Trip hop folkeggiante, che a tratti fa pensare a Bjork, a tratti al lato femmineo del primo Tricky, ma anche a cantautrici più genuine come Cat Power. I pezzi, intrisi di sinth, sanno essere melodici e caldi. Voce dipanata sulle più diverse sonorità, chiusa in ballate intimiste o aggressiva con i ritmi dell'elettronica. La cantante anglo-pakistana richiama alle atmosfere inconsce di Portishead. E questo basti a incuriosire.
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Immaculate Machine
Sempre ad aprile è in uscita il quarto lavoro di Immaculate Machine, High on Jackson Hill (Mint Records). Siamo in questo caso alle latitudini canadesi. I cinque (una donna) privilegiano la vera pop song, che graffia e diletta in poche battute. Voce maschile e femminile si alternano, suonano pezzi coinvolgenti, musicali e trascinanti, e vanno verso una raffinatezza sempre più compiuta, che dal debutto One and Zeros si esprime nel loro lavoro più riuscito, Fables. Conosciuti nel migliore circuito della musica indipendente, si sono avvalsi di collaborazioni illustri tra cui Franz Ferdinand e Arcade Fire. Spumeggianti.
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Melpo Mene
Questo folksinger di Stoccolma assomiglia molto, forse troppo al compianto Elliott Smith. Ma la cosa non dispiace, anzi stupisce e allieta canzone dopo canzone, perché Melpo Mene le canzoni le sa scrivere e cantare con un coinvolgimento e una maestria che non danno tregua. Il suo primo lavoro, Holes, risale al 2004. Violini, pianoforte, folk guitar e elettronica, con una voce tenera e confusa che affascina al primo ascolto. Ora è uscito il suo secondo album, Bring The Lion Out. Potete tranquillamente lasciarci la vostra anima nelle mani di Melpo Mene.
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The Ting Tings
Passiamo ora al versante, diciamo così, più commerciale. The Ting Tings sono i britannici Katie White, componente della girl band TKO e Jules De Martino. I due si incontrano nel 2006 ed insieme girano i club inglesi finché non vengono notati dall'etichetta discografica locale Switchflicker. Autori di cosiddetta indietronica, sommano lo strumento rock ai campionatori, nel loro repertorio trovate suoni che dall'oggi scendono via via ai '90 e agli '80. Sprigionano energia pura e pur essendo molto in voga su Mtv il loro sound non riesco a scollarmelo di dosso.
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Dent May
Dent May riesce a far apprezzare la semplicità. Chitarre, coretti, qualche soffio di piano e di tromba. In fondo la musica del giovane americano, che al suo esordio ci riporta, un pò meno aggressivamente di Adam Green, a quelle melodie anni '50 è tutta qui, in quegli anni in cui gioia e nostalgia non erano una contraddizione. Il suo disco, The Good Feeling Music Of Dent May And His Magnificent Ukulele è un meraviglioso affresco di quei giorni soleggiati e incerti, in cui l'America sapeva di poter decollare e i suoi giovani si innamoravano fuori dai college. Tiene, senza sbavature, il lavoro di Dent May (Paw Tracks). Originale pur nella sua retrospettiva, delicato e orecchiabile, smentisce l'assunto che il bello debba essere per forza il nuovo.
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Woodhands
Per gli amanti del post punk intriso di elettronica c'è Woodhands, di stanza a Toronto. Sfocati e misti come un torbido cocktail alcolico, suonano un rock elettronico epico e strainante, dalle infinite sfumature, a tratti sfociano nella dance e anche nell'hip hop, l'approccio è quello da rave party,si sostituiscono di volta in volta e hanno una marea di collaboratori, sono tutti già in altre band. Si sa, la scena canadese fa di queste cose.
Bene, saluti e buon ascolto.
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