Storie senza parole
Questo album avrebbe certamente trovato spazio nella soundtrack del film Into The Wild. Visionario, delicato e poeticamente naturalistico, archivio di fiumi, pietre, nostalgie e suoni che giungono dal più profondo rapporto dell'uomo con le cose del mondo e dell'uomo con se stesso.
Non un eruzione di zampillanti meteore, ma un germogliare idilliaco di melodie sommesse, di piccole grandi liriche aggrappate all'anima, di pitture, ecco, che si rappresentano coi colori primari e con l'intuito della passione.
Kevin House ha una storia da vero trovatore giramondo. Nato in Inghilterra e trapiantato in Canada, inizialmente squattrinato come un personaggio di John Fante, viaggia e si dedica alla sua attività principale, la pittura, vendendo per le strade di New York le sue tele arrotolate. Non sa ancora che lo aspettano gli acuti osservatori dei giornali canadesi (National Post, Bark Magazine, Elle Canada).
Dipinge animali, pugili, caricature di vita vissuta, ritratti (a modo suo) di artisti e personaggi e altre categorie della realtà difficilmente classificabili. Sono storie senza parole, come da titolo di una sua canzone. Visionario, fantasioso, dissonante e con un grande gusto per il dettaglio, mantiene queste caratteristiche anche nella sua musica.
Dopo l'album di debutto "Gutter Pastoral" (2004) esce nel 2007 il delizioso "A World of Beauty" in cui si dipingono (pardon, si suonano) le sue Myricae, con la grazia disarmante di un Nick Drake e l'intimismo di quei perdenti destinati a grandi cose.
Io mi sono infatti perduto nelle sue canzoni, difficilmente un compositore che sceglie di giocare al ribasso riesce ad emozionare tanto. Dedicate un minuto alla Title Track "A World of Beauty", o alla meravigliosamente stonata "Stories without words" (le starete già ascoltando immagino), poi valuterete se stazionare sul suo Myspace oppure se passare oltre.
FONTI:
Myspace (info e ascolti)
Sito Ufficiale (info e foto)
CBC Radio 3 (ascolti e web radio)
Questo album avrebbe certamente trovato spazio nella soundtrack del film Into The Wild. Visionario, delicato e poeticamente naturalistico, archivio di fiumi, pietre, nostalgie e suoni che giungono dal più profondo rapporto dell'uomo con le cose del mondo e dell'uomo con se stesso.
Non un eruzione di zampillanti meteore, ma un germogliare idilliaco di melodie sommesse, di piccole grandi liriche aggrappate all'anima, di pitture, ecco, che si rappresentano coi colori primari e con l'intuito della passione.
Kevin House ha una storia da vero trovatore giramondo. Nato in Inghilterra e trapiantato in Canada, inizialmente squattrinato come un personaggio di John Fante, viaggia e si dedica alla sua attività principale, la pittura, vendendo per le strade di New York le sue tele arrotolate. Non sa ancora che lo aspettano gli acuti osservatori dei giornali canadesi (National Post, Bark Magazine, Elle Canada).
Dipinge animali, pugili, caricature di vita vissuta, ritratti (a modo suo) di artisti e personaggi e altre categorie della realtà difficilmente classificabili. Sono storie senza parole, come da titolo di una sua canzone. Visionario, fantasioso, dissonante e con un grande gusto per il dettaglio, mantiene queste caratteristiche anche nella sua musica.
Dopo l'album di debutto "Gutter Pastoral" (2004) esce nel 2007 il delizioso "A World of Beauty" in cui si dipingono (pardon, si suonano) le sue Myricae, con la grazia disarmante di un Nick Drake e l'intimismo di quei perdenti destinati a grandi cose.
Io mi sono infatti perduto nelle sue canzoni, difficilmente un compositore che sceglie di giocare al ribasso riesce ad emozionare tanto. Dedicate un minuto alla Title Track "A World of Beauty", o alla meravigliosamente stonata "Stories without words" (le starete già ascoltando immagino), poi valuterete se stazionare sul suo Myspace oppure se passare oltre.
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