Treno treno, portami via...
Mi ritrovo a correre dietro vagoni musicali, proprio sulla pensilina, e ogni volta mi sfrecciano davanti, mai che riesca a salire in tempo su uno di essi, a prenderlo in tempo insomma. Un trainspotting, il mio, che ha la pretesa di non essere del tutto inconcludente.
Proprio ieri passava questo treno chiamato Firewater. Un treno merci, grezzo, rumoroso, nostalgico come sa essere solo un vero treno. Questa locomotiva gira dal 1996 per il mondo senza fermarsi, caricando qua e là generi musicali i più disparati. Si ferma di tanto in tanto, preferibilmente in oriente magari, e poi riparte con il suo suono ferroso e i suoi singulti di gigante malinconico, stanco delle beghe d'occidente. Partirei con questa video intervista che è in realtà un mini reportage musicale. Notevole.
Insomma, se ascoltate con piacere Goran Bregovic, i Gogol Bordello, se avete gradito a suo tempo gli Azmat Modine e avete incontrato il 20enne Beirut di recente, o anche solo se vi siete chiesti da dove Vinicio Capossela abbia assimilato alcune sonorità, attivate l'applicazione che sta in altro a destra, fate partire la musica e lasciate correre questa locomotiva. Vedrete che in poco tempo sarà difficile non tentare il salto.
Intanto due cose due sulla nascita della band. Tod Ashley, songwriter, un tempo membro dei Cop Shoot Cop, forma i Firewater a metà anni '90, deciso a reclutare un po' di compagni per il nuovo viaggio pescandoli da diverse plaghe musicali (Soul Coughing, Foetus, Jesus Lizard, per citarne alcuni) ma rapinandoli sostanzialmente delle loro essenze di genere per alimentare il pastiche sonoro del suo "mostro": jazz, klezmer, certo rock bizantino e balcanico, viaggi morriconiani, orchestrine turche ed ebree di quell'oriente ingolfato di popoli culture liturgie colori ed etnie.
Molti i lavori alle spalle, cangianti come i musicisti che si avvicendano nel tempo. Sarebbe davvero lunga, la preparazione è poca, e allora diciamo che quello che state ascoltando è solo l'ultimo album, The Golden Hour, scritto mentre il treno Ashley passava per la Thailandia, l'India, la Turchia, l'Indonesia e il Pakistan. Tutto documentato dal blog del Nostro, Postcards From The Other Side Of The World (vedrete cose...).
Bene, questo è quanto. Buon ascolto. Anzi buon viaggio.
FONTI
Pitchfork Media
Official Website
Postcards From The Other Side Of The World (Blog)
Mypsace
Wikipedia
Mi ritrovo a correre dietro vagoni musicali, proprio sulla pensilina, e ogni volta mi sfrecciano davanti, mai che riesca a salire in tempo su uno di essi, a prenderlo in tempo insomma. Un trainspotting, il mio, che ha la pretesa di non essere del tutto inconcludente.
Proprio ieri passava questo treno chiamato Firewater. Un treno merci, grezzo, rumoroso, nostalgico come sa essere solo un vero treno. Questa locomotiva gira dal 1996 per il mondo senza fermarsi, caricando qua e là generi musicali i più disparati. Si ferma di tanto in tanto, preferibilmente in oriente magari, e poi riparte con il suo suono ferroso e i suoi singulti di gigante malinconico, stanco delle beghe d'occidente. Partirei con questa video intervista che è in realtà un mini reportage musicale. Notevole.
Insomma, se ascoltate con piacere Goran Bregovic, i Gogol Bordello, se avete gradito a suo tempo gli Azmat Modine e avete incontrato il 20enne Beirut di recente, o anche solo se vi siete chiesti da dove Vinicio Capossela abbia assimilato alcune sonorità, attivate l'applicazione che sta in altro a destra, fate partire la musica e lasciate correre questa locomotiva. Vedrete che in poco tempo sarà difficile non tentare il salto.
Intanto due cose due sulla nascita della band. Tod Ashley, songwriter, un tempo membro dei Cop Shoot Cop, forma i Firewater a metà anni '90, deciso a reclutare un po' di compagni per il nuovo viaggio pescandoli da diverse plaghe musicali (Soul Coughing, Foetus, Jesus Lizard, per citarne alcuni) ma rapinandoli sostanzialmente delle loro essenze di genere per alimentare il pastiche sonoro del suo "mostro": jazz, klezmer, certo rock bizantino e balcanico, viaggi morriconiani, orchestrine turche ed ebree di quell'oriente ingolfato di popoli culture liturgie colori ed etnie.
Molti i lavori alle spalle, cangianti come i musicisti che si avvicendano nel tempo. Sarebbe davvero lunga, la preparazione è poca, e allora diciamo che quello che state ascoltando è solo l'ultimo album, The Golden Hour, scritto mentre il treno Ashley passava per la Thailandia, l'India, la Turchia, l'Indonesia e il Pakistan. Tutto documentato dal blog del Nostro, Postcards From The Other Side Of The World (vedrete cose...).
Bene, questo è quanto. Buon ascolto. Anzi buon viaggio.
FONTI
Pitchfork Media
Official Website
Postcards From The Other Side Of The World (Blog)
Mypsace
Wikipedia